Artemide è forse, insieme a Ecate, la dea che intrattiene il rapporto più profondo con il mondo femminile.
Il suo dominio è la natura selvaggia dei boschi, dove vive insieme al suo seguito di ninfe, figlie di Oceano e del fiume Amnisos.
Con l’arco e le frecce realizzate per lei dai Ciclopi e una muta di cani feroci donatale dal dio Pan, trascorre le sue giornate a cacciare e a inseguire le sue prede. Animali, certo, ma anche uomini che, spinti da curiosità e desiderio, osano presentarsi al suo cospetto, come lo sventurato Atteone, prima trasformato in un cervo dalla dea e poi ucciso dei suoi stessi cani.
Artemide appare, talvolta, come una divinità legata al parto fino a essere identificata con la dea Ilizia. Ovunque una donna partorisca, lì si trova Artemide, alla quale appartengono la vita e la morte della partoriente.
Forse per il suo essere protettrice delle partorienti o in quanto signora degli animali e della natura selvaggia, Artemide diviene anche una dea della fecondità.
Alcuni miti fanno risalire a lei la figura di quelle che, nel corso dei secoli, vengono identificate come streghe. Come è evidente, sono diversi gli elementi che i miti hanno finito per attribuire sia a Ecate che ad Artemide, due divinità profondamente legate al mondo femminile.